4/09/2015

elogio del fiocco





Quando mia madre entrò nella grande stanza da pranzo dal soffitto a cassettoni, quattordici seggiole Kohn si mossero contemporaneamente per dar modo ai parenti convenuti di girarsi a guardarla. Aveva diciannove anni. Un vestito di leggero velluto azzurro pervinca e una gran fascia di moire dello stesso colore che le cingeva la vita da 35 centimetri e si concludeva dietro in un nodo gigantesco visibile anche di fronte, creazione di Finzi di Bologna, se ricordo bene. A proposito dell'enorme fiocco, mia madre era esponente ufficiale di una pregevole teoria sulla bellezza dell'abnorme. Ciò che è esagerato, in rapporto all'insieme, troppo alto o fuori misura o vistoso, deve, per dare quel tocco speciale di eleganza, esser fatto di materiale pregiato e coniato da una mano esperta e raffinata, per rincorrere, nella dismisura, una intrinseca, armoniosa proporzione. Così per la parrucca di Nefertiti o per le lunghe dita ed il ventre della moglie del banchiere Arnolfini o per gli obelischi di Atshepsut, o per lo strascico di Diana. Vi ricordate del grande fiocco viola che portano le tre figure in nero nel dipinto di Delvaux, "la voie publique"?
Busto di NefertitiJan van Eyck, ‘The Arnolfini Portrait’ (1434). Oil on oak panel of 3 vertical boards; National Gallery, London.
obelisco di Hatshepsutabito-sposa-lady-diana


Renata Pucci di Benisichi
Scusate la polvere (fiaba vera di un'infanzia aristocratica a Petralia PA)
Sellerio Ed. Palermo

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