11/23/2008
io sono un simulacro SELF PORTRAIT AS A DROWNED WOMAN (omaggio a Paul Celan)
Nella notte tra il 19 e il 20 aprile 1970, a Parigi, Paul Celan conclude la sua vita gettandosi nella Senna dal Ponte Mirabeau. La moglie Gisèle il giorno dopo, recandosi nell'appartamento dove viveva il marito dopo la separazione, in Av. Zola, comprende quanto era successo ritrovando l'orologio da polso del poeta, e ricordandosi quanto lui le aveva detto qualche anno prima: che il giorno in cui, appunto, avesse trovato quell'orologio, sarebbe stata la prova della sua scomparsa, della morte di colui che aveva amato per trent'anni, dell'uomo che, appena tre mesi prima, in una delle ultime lettere a lei indirizzate, così le si era rivolto: "non abbandonare il nostro livello (solitario); ti sarà di nutrimento".
Corona (Paul Celan)
L'autunno mi bruca dalla mano la sua foglia:
siamo amici.
Noi sgusciamo il tempo dalle noci e gli apprendiamo a camminare:
lui ritorna nel guscio.
Nello specchio è domenica,nel sogno si dorme,
la bocca fa profezia. Il mio occhio scende al sesso dell'amata:
noi ci guardiamo,noi ci diciamo cose oscure,
noi ci amiamo come papavero e memoria,
noi dormiamo come vino nelle conchiglie,
come il mare nel raggio sanguigno della luna. Noi stiamo allacciati alla finestra, dalla strada ciguardano:
è tempo che si sappia!
È tempo che la pietra accetti di fiorire,
che l'affanno abbia un cuore che batte.
È tempo che sia tempo.
È tempo.
Nel 1988 Peter Greenaway girò un ipnotico cortometraggio intitolato "I morti della Senna". Era andato a frugare tra le carte di Monsieur Daude e Monsieur Bouille, impiegati della morgue parigina che annotarono nomi, professione, effetti personali, abbigliamento, probabili cause del suicidio relative a 300 cadaveri ripescati dal 1795 al 1801. Il regista di "Drowing By Numbers", di "The Falls", di "Lo zoo di Venere" – rispettivamente: annegamenti, collisioni fatali con volatili, putrefazione – sceglie trenta casi, stende gli attori sul marmo, ne perlustra i corpi con la macchina da presa, mentre la voce fuori campo si concede qualche commento ironico, giacché la morte (come ogni cosa seria e irrimediabile) va maneggiata con il dovuto distacco. Gli aveva suggerito l'idea "L'autoritratto da annegato" messo in mostra nel 1840 dal pioniere della fotografia Hippolyte Bayard (intendeva protestare contro il rivale Daguerre, che si era attribuito il merito dell'invenzione).
"Questo che vedete è il cadavere di Bayard inventore del procedimento che avete appena conosciuto e di cui finirete con l'apprezzare i meravigliosi risultati. Ebbe molti riconoscimenti ma nemmeno una lira. Il governo, che ha fatto anche troppo per Daguerre, ha detto di non poter fare nulla per Bayard, che si è gettato in acqua per la disperazione. Oh, umana inconstanza! artisti, scienziati e giornalisti non vanno nemmeno a riconoscerlo all'obitorio, e nessuno lo reclama. Passiamo avanti... per non offenderci l'olfatto: avrete infatti notato che questo signore comincia a puzzare...."
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