Chi trasgredisce un tabu’ lui stesso diventa un tabu’ Narthcote W.Thomas
In un caldo pomeriggio ho visto il film "FUR: un Ritratto immaginario di Diane Arbus" e ho provato dolore, quello procurato dalle schegge dello specchio infranto sulla fragilità che teniamo nascosta dietro quello specchio. Il film è il manifesto della deriva del fittizio e la proclamazione della dolorosa autonomia dei percorsi percettivi , percorsi che Diane Arbus portava allo scoperto ogni giorno con i suoi scatti. Il film (2006) va visto come l'ideale complemento del libro-biografia di Patricia Bosworth, "Vita e morte di un Genio della Fotografia". Il libro ha uno scorrimento lineare, molto cronologico, il film è come un rullino chiuso in un pugno, nel breve tempo dello sviluppo tutto sarà chiaro, le origini, il presente, il futuro. Il détournement è un vestito nascosto sotto al letto. Dalle sue foto veniva fuori l’inquietudine di vivere nel solco, volandone via sempre più spesso ma senza eludere la realtà, anzi mostrandola più vera. Forse Diane è entrata da bambina, quindi precocemente, in contatto con aspetti della vita e relative riflessioni (violenza verso gli animali, visione di persone morte, situazioni di vita borderline) verso i quali i bambini sono risparmiati da meccanismi di maturazione differenti . Diane è la dolorosa conferma che esiste un nostro doppio, inconfessabile e sfuggente talvolta anche a noi stessi che tutto vede e tutto annota e fa della distanza non una una parola nuova da mettere dietro il proprio vetro, ma la cornice stessa. Le stanze d’albergo in disordine e stranamente frequentate, le persone "disadattate", i luoghi ai margini della società, accendono la dissociazione latente e allora ecco fuoriuscire dall’immaginario tutte le inadeguatezze non risolte in forma di immagini, parole, gesti compressi, per allontanarli o riappropriarsene ... per rigirarsi tra le mani il collegamento fraterno con le proprie zone d’ombra. ..."Mi racconti un segreto...?..."
Nel film FUR: un Ritratto immaginario di Diane Arbus , Diane è una casalinga modello e madre premurosa, lavora come assistente del marito Allan, un fotografo che si occupa di pubblicità e moda impiegato dei genitori di Diane, proprietari di un importante pellicceria. I genitori di Diane, che l'hanno cresciuta affinché fosse parte della loro classe privilegiata, guardano a tutto ciò che lei fa con occhio critico, commentando ogni suo errore o inosservanza del protocollo. Durante una serata, mentre ricchi pellicciai di tutto il paese ammirano le costose nuove creazioni in casa Arbus, Diane è alla finestra, il suo sguardo è improvvisamente attratto da un uomo misterioso con una strana maschera....
Steven Shainberg (anche regista di "Secretary") dopo aver cercato per 15 anni di acquisire i diritti del libro, produce un lavoro di grande visione e allusione. Allude a come il precoce matrimonio a 18 anni e la relazione conflittuale con il padre possano aver dato una ulteriore spinta al suo rivelarsi artista. Ipotizza anche il fatto che l'attività del padre pellicciaio l'abbia portata a riflettere precocemente su "orrore e sensualità" cioè l'uccidere (=orrore) animali (=innocenza e sensualità). Sostiene che la Arbus descriveva il suo lavoro come una sorta di "Alice In Wonderland per adulti" e indugia su molti dettagli visivi a questo proposito. Questo film a molti potrà non dire nulla, se non sembrare una specie di storiella su "la bella e la bestia", ma è molto più di un eccesso visionario o di una relazione con "l'uomo del piano di sopra".... Nel film guarda caso è presente il bianconiglio.... basta seguirlo nella sua tana ....
2 commenti:
Dopo questa recensione, non posso perderlo. Mi darò da fare.
posso spedirti dvd, ti consiglio di leggere prima il libro, per auscultare lievemente la sua vita, per distinguere alcuni riferimenti nel film come non fantasiosi, anche se non è indispensabile, anche quelli fantasiosi sono comunque Veri
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