8/27/2009

MONGO la vocazione al santuario

Mongo, parola coniata nei sottofondi di New York e che definisce 1) dal 1970 negli USA – “idiota“ - 2) dal 1980 a New York “oggetto buttato via e poi recuperato” 3) dal 1980 a New York “chiunque rovisti fra i rottami”, include Il rappezzato, (una sedia con il sedile in vimini consumato) il discutibile, (un aspirapolvere, un futon), lo strampalato (un acquario) il marginale (delle stampelle, un passeggino)… Sarà collezionismo?… Sarah la chiama “la mia espiazione”
“Supponevo che la passione comune di Sarah e Rich per la raccolta di oggetti fosse stata la causa prima del loro amore, ma Rich ci tenne a precisare che anche se entrambi collezionavano e in parte rivendevano oggetti (lui libri anche di valore, lei roba che suscitava più confusione che stupore) il loro atteggiamento era molto diverso. I suoi erano “affari”, la roba di Sarah era ciarpame.”
“Sarah si chiedeva quali mani avessero usato quella maniglia in porcellana o chi si fosse seduto su quella sedia ..Aveva impressione che quelle cose esistessero da molto tempo…. Per un vero “collezionista” tutto il retrobottega di un oggetto partecipa ad una magica enciclopedia la cui quintessenza è il destino dell’oggetto stesso”. Questo retroterra puo’ includere l’origine dell’oggetto, la sua data di fabbricazione, il suo creatore o il suo ultimo proprietaria, ma Sarah aggiungeva sempre un 5^ elemento alla sceneggiatura.. se stessa.”
Questo libro mi ha appassionato, mi ha tirato letteralmente dentro, sono arrivata solo a pag. 30 ed è un riverbero e un rimando insostenibile alla bellezza e al nutrimento……Conosco un santuario, un appartamento vuoto, scrostato e abbandonato, con mobili e apparecchi elettrodomestici in disuso, ma pieno di libri, in scaffali e in cartoni, il cui guardiano è una poltrona di finta pelle rossa, con un angolo consumato sulla quale fare piroette di pensieri e invenzioni… La mia vocazione all’objet trouvé, al ritaglio, al riciclaggio, richiama le esperienze della vita dal suo inizio, la nascita in una famiglia operaia, l’educazione al non spreco, l’amore per il meraviglioso nascosto nei pochi oggetti disponibili e più semplici del quotidiano (un paio di forbici, delle riviste, dei piccoli oggetti di plastica, una ciocca di capelli legata con un nastrino, una saponetta Avon con la sua carta a fiori, l’etichetta di una scatola di formaggini), e trova finalmente la sua vocazione nella sparizione, annullarsi, riposarsi finalmente da se stessi, dall’ingranaggio dell’alienazione del lavoro e del consumo…ma lo stesso stretto fino alla morte il puzzle di plastica con le regione italiane trovate nel detersivo TIDE (1965)..

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