6/17/2013

E' tanto che ti aspetto!

Quand'ero bambino, se in collegio mi capitava di sentirmi molto infelice, smettevo di studiare e andavo fino a un certo corridoio dove c'era una finestrella. Giù, a quell'ora, in un cortile buio, accendevano un lampione, e io contemplavo più a lungo che potevo quella piccola fiamma verde, immobile. Non posso dirvi quanta pace, quanto conforto mi dava. Quel corridoio aveva un odore d'inchiostro, di polvere e di gesso che a volte credo di respirare ancora. Mai niente, da allora, mi ha dato una sensazione analoga di tenerezza e di mistero.
Irène Némirovsky . Due – pag. 193

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quand'ero bambino, quand'ero bambino... se in collegio mi capitava di sentirmi solo, andavo in cortile. L'erba verde, o la soffice neve, le due altalene da terra, una piccola e una più grande per nella quale dopo solo una volta non volli più andare. Li, nel cortile, anche vuoto, tra il passeggio e la vecchia panca di legno tutta consunta, li nel cortile la solitudine lasciava lo spazio a ciò che sapeva e poteva entrare. Quel cortile profumava, quando le prime gocce di pioggia arrivavano a toccare il suolo, quando l'erba troppo alta veniva tagliata, quando il polline primaverile si spandeva nell'aria, profumava di immenso, a volte, sì a volto ancora quel profumo lo respiro. Quando ero bambino, da allora, le sensazioni si sono sommate ma, ancora, quei profumi mi inebriano l'udito e mi offuscano la vista. Quando ero bambino...
io bambino. Me – pag. momento di vita\193