4/11/2013

Figli dell'art brut

Mi piacciono molto le vite e biografie di artiste e artisti e leggendo della bella mostra BORDERLINE in corso al MAR di Ravenna che terminerà a metà giugno 2013
http://www.turismo.ra.it/ita/Eventi/Manifestazioni-e-iniziative/Mostre/Borderline

ho avuto l'occasione di approfondire anzi di conoscere la storia di Carlo Zinelli . Nella biografia raccontata sul sito della fondazione omonima
http://www.carlozinelli.it/it/paginabase.html
mi ha colpito la ricorrenza di una frase che ho già visto adoperata per definire un artista dell'"arte irregolare" e che dà molto senso alla sua storia, messa in coda alla cronologia degli eventi scarni e appuntiti che caratterizzano la sua vita.
Carlo Zinelli, un grande artista che, se non avesse "incontrato" la malattia forse non avrebbe mai pitturato, essa lo ha reso "libero" di esprimersi.
Carlo è uno di quei casi al quale la terapia dell'arte ha vinto sulla terapia della medicina.
Tutte le volte che riscontro un collegamento così esplicito alle vicende della vita collegate all'espressione artistica si rafforza in me la convinzione che l'arte non nasca dalla gioia, anche se vedo il "riconoscersi" artista come fonte di arricchimento ineguagliabile, come risarcimento e crescita personale.

Nonchè la "pazzia" come indipendenza e di conseguenza la pazzia in arte come involontaria emancipazione dai condizonamenti e dai calcoli del commercio.

2 commenti:

Adelia El Wakil ha detto...

no, l'arte non nasce dalla gioia
ma dall'alienazione -
volontaria o meno non importa -
da un mondo nel quale non riusciamo a riconoscerci.

clochart ha detto...

Chissà se l'arte, lasciandoci uno spazio così grande per l'elaborazione e per il sogno, ci ha portato alla gioia, o se non abbiamo saputo riconoscerla ....