8/21/2007

per un archivio della piccola memoria



per un archivio della piccola memoria
a cura di
Associazione La Camera Chiara - Fotografia arte cultura - Milano
Rivista «Il Segnale»
Biblioteca Comunale Centrale
Biblioteche Rionali Affori e Dergano-Bovisa

illustrazioni fuori testo

Tu, sanguinosa infanzia

Quando vidi in TV l'Odissea, quella con l'introduzione di Giuseppe Ungaretti, mi ricordo di aver pensato che l'umanità poteva benissimo essere un grumo di microbi e polvere nell'angolo della grotta di un gigante e questa cosa mi è ritornata in mente dopo aver letto Microméga di Voltaire e le Cosmicomiche di Calvino…

Era bello svegliarsi alla mattina e sentire che la mamma era di là in cucina per me.

Quando sono andata in colonia a Loano nel 1964 avevo cinque anni e il giorno della partenza alla Stazione Centrale non volevo lasciare la mano di mio padre perché non sapevo che si tornava indietro. La cosa si è ripetuta per altri 3 anni senza variazioni anche a Gatteo Mare e Bordighera. Mia sorella è stata graziata da questa deportazione.

Una volta avevo inventato un sistema economico per visitare i paesi stranieri (poi ho saputo chiamarsi teletrasporto): nel mio caso, senza l'ausilio di alcuna apparecchiatura, bastava mettersi d'accordo per lettera con qualcuno che volesse venire al mio posto, concordando data e ora dell' "andata" e del "ritorno", operazione che faceva scattare lo scambio spaziale.

Se esistesse un Tribunale Supremo dell'Infanzia, non avrei alcuna esitazione a testimoniare contro mia madre e direi: processate quella donna per aver buttato o regalato la mia collezione di personaggi del formaggino Mio.

Quando ero all'Ospedale di Niguarda per l'operazione delle tonsille, una sera che faticavo ad addormentarmi perché percepivo rumori sconosciuti e voci di uccelli notturni, dal letto guardavo il cielo scuro e la luna con occhi estranei e con una certa inquietudine. Sentivo parlare le mie due compagne di stanza, due ragazze grandi, e capivo che là fuori e intorno a me c'era tutto un mondo di parole e di segreti.

La maestra ci indicava le mucche e le galline quale esempio di generosità per il latte e per le uova che ci elargivano. Poi tornavo a casa per il pranzo e trovavo la gamba della gallina o il bollito nel piatto e avevo la sensazione profonda che ci fosse qualcosa che non andava, e accumulavo bocconi grigi nascosti nelle guance, che poi andavo a sputare nel gabinetto.

Molto spesso ho immaginato i negozianti come dei figuranti messi da una mano invisibile ad occupare un posto e a recitare una certa parte, come facevo io usando i personaggi del presepio negli ambienti creati con i mattoncini Lego.

Alla sera quando il sole calava sui giardinetti di Via Baldinucci e sullo scivolo in graniglia denominato lo "stracciabraghe", sulle panchine rimanevano molli e agonizzanti i mazzetti di margheritine che i bambini avevano raccolto devotamente per le mamme.

«L'adulto sensibile sa che il mistero della sua vita riposa nella lontana infanzia: regione di trasalimenti, di scoperte oscure e veementi. Tenere, tenere, tenere stretto fino alla morte ciò che hai amato anche un solo mattino, significa bisogno supremo di fedeltà, ostinato principio che si oppone ai tanti tradimenti, come pure alle futili dilapidazioni dell'esistenza, o a qualunque malinconica evocazione della giovinezza finita colpendo il centro indifeso della memoria, là dove pullula di verità e di luce». (Michele Mari, Tu, sanguinosa infanzia)

In effetti, quello che noi siamo, poggia su quanto è successo laggiù…

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