5/10/2007

l'arte di Flaubert


I miei rari momenti d’entusiasmo io li devo all’arte; eppure, anche l’arte, che cosa vana! Voler fingere l’uomo in un blocco di pietra, voler esprimere a parole il mistero dell’anima, oppur trasfondere l’intensità dei sentimenti in qualche suono, o la forza della natura in una tela verniciata!
…Che grande cuore possiede chi può liberamente aprirlo a tutto il mondo….Se mai su questa terra, o nel nulla dell’universo è esistita una religione da poter adorare, qualcosa di santo, di sublimemente puro, che calmi l’ansia d’infinito, il desiderio vago dell’ignoto ch’è proprio di quella che noi chiamiamo anima, questa religione è l’arte. Eppure vive d’una parola, d’un marmo, d’un suono, d’un niente, nell’ordinata composizione di quel che noi definiamo sublime……
Vorrei qualcosa di sciolto dall’impaccio della forma, dell’espressione, qualcosa di puro come un profumo, di forte come la pietra, ma inafferrabile come un canto… E fosse tutte queste cose insieme, ma senza imprigionarsi in nessuna. L’uomo pur con il genio e con l’arte, non è che uno scimmiottatore miserabile d’una più grande verità.
Nell’infinito vorrei il bello, e vi ritrovo soltanto il dubbio.
1837 Mémoires d’un fou. Gustave Flaubert

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma che emozionante è seguirti nelle tue dissertazioni sull'esistere, sull'Essere, sulla natura vegetale e animale che ami. Perchè tu sai leggere il dolore infinito negli occhi di un cane abbandonato in autostrada. La poesia del mondo è racchiusa nella molteplicità dei cuori come il tuo. Giuseppe
P.S. il tuo blog è molto più bello del mio, dove mi racconto con le mie poesie che impunemente appello come tali. Un abbraccio.